La chiesa del Santissimo Crocifisso, nel centro storico di Salerno.
La chiesa del santissimo crocifisso di Salerno si trova in Via Mercanti, nel punto in cui si incrociano il centro storico e il corso centrale cittadino.
Di questa chiesa non si conosce molto, ma tradizione vuole che sia stata fondata in epoca longobarda da un nipote dell’imperatore Costantino, ma non si hanno sue notizie certe fino al 1200 circa.
Nel 1219 accoglie il monastero femminile “delle clarisse di santa maria de pietate” costruito secondo alcuni in epoca longobarda e indicato con l’annessa chiesa come “ecclesia sancte marie de portanova”. Il monastero è citato in documenti del 1579 e 1584. Nel 1622 fu concesso ai padri del monastero di San Benedetto di usufruire dell’acqua del loro acquedotto.
Nel XVII secolo è detto “monastero de la piantanova”. Nel 1866 il monastero divenne proprietà comunale, fu trasformato in abitazione nella parte settentrionale e ceduto alla famiglia Pernigotti, mentre la parte meridionale ed orientale fu adibita a brefotrofio.
La chiesa del santissimo crocifisso di Salerno affaccia su una piazzetta ricavata dalla demolizione di case fatiscenti nel 1928, anno in cui fu anche realizzata la facciata in stile barocco. In seguito all’alluvione del 1956 fu realizzata la facciata attuale.
La struttura della chiesa è di tipo basilicale, con tre absidi e tre navate.
All’interno vi sono due ordini di archi. Questi si sorreggono grazie a sei colonne di epoca romana con capitelli diversi.
La prima colonna a sinistra è l’unica ad avere una decorazione in rilievo a spirale. Nell’abside centrale, il mosaico moderno riproduce l’affresco della Crocifissione che si trova nella cripta.
La cripta della chiesa del Santissimo crocifisso.
La cripta è riferibile ad una chiesa precedente all’anno Mille su cui sono state innalzate le fondamenta dell’attuale.
La cripta riprende la pianta architettonica della chiesa superiore, è stata scoperta solo nel 1950 e vi sono conservati dei resti di affreschi: una Crocifissione, databile alla prima metà del Duecento, in cui si vede uno dei primi tentativi di pittura di “sfondamento” prospettico, grazie alla realizzazione di personaggi di varie dimensioni.
Riprende le tecniche pittoriche di Cimabue e catalane.
Nella parte inferiore della scena vi è una decorazione geometrica che ricorda i codici miniati di epoca svevo-manfrediana.
Il Cristo crocifisso si presenta con gli occhi chiusi, patiens, in un’epoca in cui, secondo la tradizione bizantina, si usava dipingerlo sulla croce vivo e con gli occhi aperti, nella tipologia del Cristo triumphans.
L’affresco presenta lesioni determinate dall’aumento dell’umidità della parete.
Un altro affresco che troviamo nella cripta raffigura San Sisto, San Lorenzo e un Santo pellegrino.
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