La ceramica graffita, ingobbiata ed invetriata, utilizza come elemento decorativo il disegno ottenuto dall’ incisione dell’ingobbio per mezzo di uno stilo appuntito e talvolta di una stecca, avvalendosi anche dell’uso costante di alcuni colori, il giallo ferraccia, il verde ramina, il blu cobalto, che per lo più si combinano con il segno graffito.
Per quanto concerne il repertorio decorativo il disegno graffito interessa sempre e solo la superficie interna dei manufatti.
La vasta gamma delle decorazioni utilizza quelli che sono gli elementi più tipici di questa classe ceramica, proponendo tra gli ornati geometrici, il diffusissimo graticcio.
Si riscontrano poi sequenze di spirali, di rombi, di festoni e di archetti, che si articolano lungo tutta la circonferenza dei piatti. Ritroviamo anche motivi più complessi quali quello della corda a treccia.
Spesso notiamo la contemporanea presenza di elementi geometrici e vegetali: foglie lanceolate o polilobate, rosette, palmette, tralci e corolle.
L’ insieme omogeneo della graffita salernitana ha permesso di individuare numerose analogie con la graffita arcaica ligure e padana soprattutto nell’ambito del repertorio decorativo, in cui va comunque sottolineata l’assenza di qualsiasi motivo antropomorfo e araldico.
Sulla base di tali confronti è stato possibile individuare un arco cronologico in cui inserire la ceramica graffita salernitana che si estenderebbe dal XIV al XV secolo.
La ceramica graffita è un prodotto di pregio con un elevato valore commerciale a causa della complessità della sua realizzazione.
I 226 frammenti di ceramica graffita provenienti dal castello Arechi di Salerno, relativi a piatti ciotole e boccali, attestano la presenza di fabbriche locali. Queste dalla seconda metà del XIV secolo fino a tutto il XVI secolo riescono a imporsi sul mercato regionale come testimoniano i rinvenimenti di prodotti simili in altri siti della Campania e dell’Italia meridionale.